La mia bulimia

“Chi è bello da vedere è bello e basta. Ma chi è buono sarà subito bello.” –Saffo, Liriche e frammenti

È come un compromesso segreto con la parte più intima di me. Come a dire “Tu puoi aspettare, no, Devi aspettare che da fuori tu sia perfetta. Solo in questo modo varrai davvero.”

Cosa vuol dire affidarsi completamente a dei calcoli? Cosa comporta lo sforzo immane, cieco, per mantenere il controllo? La mia vita risucchiata dalla risacca di un mare di vuote aspettative, le cui ondate salate di senso di colpa continuano a sbattermi contro la sabbia. Così vengo erosa come i cocci di bottiglia ritrovati lungo la battigia, modellati, deformati. Io, dove sono?

Ho sempre saputo cos’era la bulimia, dalla mia prima abbuffata sapevo a cosa andavo incontro. “Dopotutto se con alcuni funziona, perché non dovrebbe anche con me?”

Una facile temporanea scorciatoia per sentirmi Libera di essere Felice. Per poter finalmente abbassare la guardia e smetterla di immaginare di guardarmi dal di fuori, di immaginare il giudizio degli altri ad ogni mia minima mossa. “Quando sarò perfetta sarò spontanea”, mi dicevo.

Ma il mio sistema di controllo si è rivelato fallace, incerto, tremante, una fortezza di carta. Bastava un soffio di insicurezza per farlo crollare. E allora in punta di piedi di soppiatto mi recavo alla dispensa, conoscevo ogni orario, ogni trucco per riuscire ad intrufolarmi e ad abbuffarmi senza che nessun membro della famiglia se ne rendesse conto. Tenerlo segreto mi aiutava a mantenere il problema come una parentesi della mia vita, qualche cosa che se solo mi fossi impegnata di più avrei avuto modo di far scomparire senza che nessuno se ne accorgesse. La mia debolezza era la mia vergogna.

Volevo affannosamente raggiungere me stessa, sacrificando me stessa. Ironico, non è vero?

È il dolorosissimo momento di arrendersi, di lasciar crollare la fortezza di carta una volta per tutte. Il momento di guardarsi allo specchio e riconoscersi, riconoscere anche quella vulnerabilità così odiata, e darle spazio e ascoltarla.

Ho scoperto, essendo accompagnata, e con un’indicibile sorpresa, che il mio unico compito nella vita è quello di rendermi disponibile alla libertà vera, che è fragile, fatta di tentativi, e per questo sempre in ripresa. Ho scoperto insomma, che tutto ciò che mi viene chiesto, di una semplicità devastante, è di avere un cuore grande.

Maria