chi ha vinto tra le due?

La truffa del corpo perfetto

chi ha vinto tra le due?

“Lasciamo le belle donne agli uomini senza fantasia.
Marcel Proust

Ci bombardano continuamente con immagini di donne magrissime
con seni ampi prosperosi,
uomini alti e muscolosi,
addominali scolpiti, glutei sferici e granitici,
volti lisci e immacolati come fossero stirati,
pance piatte e fianchi stretti, spalle larghe e dritte, profili impeccabili e denti perfetti…

Ci confrontiamo continuamente, e inesorabilmente finiamo per esserne sconfitti. E’ un confronto impietoso con un ideale di bellezza accettato da tutti, che ci fa sentire più o meno tutti brutti, o anche grassi, pieni di cellulite e di rughe, col sedere piatto-basso-largo-stretto, piccolo-cadente-esagerato, con la pelle secca-unta-macchiata-molle, i fianchi larghi-grossi-gonfi, le gambe grosse-piccole-storte-corte, ecc ecc…

Il risultato è sempre lo stesso:

non ci accettiamo così come siamo.

Ma questo confronto non si può vincere perché questo ideale in realtà è finto!!! E’ tutta una fregatura!!! Non esiste nel mondo reale una donna uguale a Barbie e, grazie al cielo, mai esisterà.

Volete le prove?

Guardate questi video e scoprirete che TUTTE le immagini delle pubblicità sono il risultato di un potente fotoritocco digitale: insomma ci vendono un ideale che è irrealizzabile e noi ci torturiamo per anni nello sforzo vano di raggiungerlo.

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Ma la cosa più triste è che oggi le donne si vedono con gli occhi degli uomini, come dice Lorella Zanardo nell’ottimo documentario “Il corpo delle donne” che consiglio a tutti di guardare.

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Chi l’ha detto che dobbiamo per forza aderire al modello che ci propongono?

E’ un modello arbitrario, imposto da fattori commerciali e culturali.

“Il canone di bellezza è l’ideale di bellezza fisica riconosciuto dalla società, strettamente legato all’epoca ed alla situazione economica e sociale di un popolo.”

Evoluzione del mito della Bellezza

Infatti non è sempre stato come oggi:
Venus WillendorfNel Paleolitico l’immagine della divinità femminile
era la Dea Madre, simbolo di fertilità e maternità.

Ecco poi la femminilità nei grandi pittori dal ‘400 fino all’800,
la Venere di Tiziano, quella di Botticelli, la femminilità gioiosa e giocosa dei quadri di Renoir:

Venere - Tiziano

Venere - Botticelli

Renoir

Nell’era contemporanea, negli anni ’50 e ’60  sono comparsi modelli come Marylin Monroe poi arrivò il modello Twiggy (traduzione letterale di “legnetto”, indossatrice della fine degli anni sessanta famosa per la sua magrezza, il volto da bambina e la figura esile da adolescente), il primo modello di donna esile, bambina, innocua…

Modella Twiggy
In quegli anni il modello estetico era 1.73 per 60 kg;

è del ‘59 il primo modello di Barbie.

Barbie '59
Negli anni  ‘70 e ’80 il modello di riferimento femminile passò a 1.73  per 53 kg.
Dagli anni ’90 fino ad oggi l’ideale estetico è 1.79 per 50 kg…

… “peccato” però che è un ideale di bellezza biologicamente irraggiungibile

… a meno che non si tratti di un fotoritocco, oppure di un fumetto (come la celebre Fujiko musa ispiratrice dei leggendari colpi di Lupin III), oppure dei bozzetti che escono dalle matite degli stilisti…

fumetti e bozzetti

… o del corpo scheletrico, malnutrito ed emaciato di una vittima dell’anoressia nervosa … come per altro succede a molte fotomodelle.

Fotomodelle '90 - 2000

In realtà la media delle donne sane è nella fascia 1.63 per 60 kg circa!!!

Questo ideale di bellezza irraggiungibile e patologico, magra e essenziale per la donna, tonico e asciutto per l’uomo, lo possiamo ritrovare in varie pubblicità:

pubblicità magrezza

Tra l’altro poi la stessa cultura che ci propone l’ideale di magrezza al tempo stesso dà grande risalto al consumo di snacks, pasti pronti e veloci, dolciumi industriali, alcolici, e in definitiva promuove un’alimentazione squilibrata e volta al sovrappeso e all’obesità.

Talvolta si alza una voce che denuncia l’assurdità di questo ideale di bellezza, ma è una lotta impari, bisogna fare molto di più.

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Vorrei chiudere citando quello che disse Anna Magnani al suo truccatore, riferendosi alle rughe del suo viso, così prepotentemente espressive e intense:

“Quelle non coprirle che ci ho messo una vita a farmele venire.”

Stefano Zucchi
Psicologo Psicoterapeuta