bimbo che ride

Depressione post parto: la storia di Martina

 Martina1 è una giovane donna di origini del sud Italia, dove vive la sua famiglia.

bimbo che rideDopo il matrimonio si è trasferita assieme al marito in una grande città del nord per ragioni di lavoro. Ha avuto molte difficoltà ad ambientarsi in questa città così caotica e fredda, così chiusa nelle relazioni umane.

Le manca il sostegno della famiglia, sia per la distanza sia perché ha sempre avuto relazioni difficili coi familiari: in particolare il rapporto con la madre è molto problematico perché non ha mai accettato che la figlia si allontanasse così tanto dai genitori.

Il parto è un’esperienza piuttosto traumatica a causa di un taglio cesareo inaspettato e per un problema medico del bambino, risolto fortunatamente nel primo mese di vita. Martina non confida a nessuno il suo malessere perché è abituata a tenersi tutto dentro. Le riesce difficile far fronte al continuo pianto del figlio e prova un profondo senso di fallimento come madre: d’altronde Martina non ha mai avuto una grande stima di sé.

La nascita del piccolo scombussola la sua vita che prima era caratterizzata da ordine e prevedibilità: a volte è disperata perché sente di aver perso per sempre la sua vita di prima. Sente di ricevere poco sostegno da suo marito e cova dei risentimenti verso di lui per i suoi impegni di lavoro e per aver smesso di darle le normali attenzioni.

bimbo che dorme

Col tempo il marito e gli amici si accorgono che Martina ha bisogno di aiuto e contattano un terapeuta esperto in queste problematiche. In poche settimane Martina incomincia un percorso psicoterapeutico e anche riconciliandosi con la propria famiglia di origine riesce a superare questo momento difficile.

 

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


Depressione post parto

Depressione Post Partum

Sempre più spesso si sente parlare di depressione post partum, una forma di depressione di cui soffrono alcune neo mamme nei primi mesi di vita del bambino. Depressione post partoLa capacità di accettare un nuovo essere che magari si era immaginato in modo diverso, la paura di non farcela, la stanchezza e la tensione accumulata durante i mesi di gravidanza e nelle notti insonni sono alcuni dei motivi all’origine di queste forme depressive che, se non curate possono avere effetti negativi sulla madre e sullo sviluppo del bambino.

Il cosiddetto baby blues è la forma più lieve, riscontrabile nei primi 20 giorni dal parto nel circa 70% delle donne. Si presenta con senso di inadeguatezza, di solitudine e frequenti pianti senza motivo. Se il baby blues non passa e i sintomi peggiorano, con sentimenti ambivalenti verso il figlio, allora si parla di vera e propria depressione.


Le cause

La maggior parte degli studiosi riconoscono che le cause biologiche (cambiamenti ormonali legati alla gravidanza e all’allattamento) sono solo una parte dei fattori coinvolti nella depressione post-partum. I fattori ambientali infatti sono determinanti e possono funzionare da amplificatore di sintomi depressivi lievi: ad esempio lo scarso supporto sociale, la solitudine, le condizioni economiche precarie, conflitti coniugali, vissuti familiari difficili nella storia della madre (che rendono difficoltoso il passaggio dal ruolo di figlia al ruolo di genitore), parto traumatico, perdita di precedenti gravidanze, ecc.

In generale diventare madre significa doversi adattare a enormi cambiamenti fisici, emotivi e sociali: la nostra cultura non prepara, assiste, né dà sostegno in questa fase difficile. Molte donne hanno difficoltà nell’adattarsi e si sentono sopraffatte dalle richieste e dalle aspettative legate alla maternità. Anche i miti della nostra cultura sulle “gioie” della gravidanza e sulla maternità perfetta possono creare aspettative irrealistiche. La conseguenza spesso è sentirsi delle “fallite” nell’affrontare questa difficile situazione, e il risultato più comune è la depressione.


I campanelli di allarme


Pianti frequenti, disturbi del sonno e dell’appetito, scarsa cura di sé, della casa o del bambino;

depressione

tutto è vissuto con grande fatica, senza concedersi un minuto di sosta. Molto spesso le madri eseguono i compiti in modo automatico, senza partecipazione emotiva e senza un vero “contatto” con il bambino. Da ciò derivano i pericolosi sensi di colpa rispetto alla propria incapacità come madre e come moglie, che in rari casi possono portare anche a pensare di farsi del male.


I vissuti di chi è depresso

“Vedo tutto nero”

“Piangerei sempre”

“Non sono capace di fare niente”

“Non sono più capace di cavarmela da sola”

“Ho paura di fare del male al bambino”

“A volte penso che il bimbo piange per darmi fastidio… e sento una grande rabbia”

“Sentirlo piangere mi fa impazzire”

“Agli altri interessa solo il mio bambino, non come mi sento io”

“Perché sto così male adesso che ho questo bellissimo bambino?”

“Tutto quello che faccio è una fatica”

“Mi stanco subito”

“Non voglio vedere nessuno”

“Sono confusa e ho la mente annebbiata”

“Mi sono appena seduta e il bambino ricomincia a piangere”

“Per un attimo mi sento benissimo e un attimo dopo sono di nuovo a terra”

“A volte penso che tutti starebbero meglio se io non ci fossi più”


Cosa Fare


Per prima cosa occorre superare la vergogna e condividere le sensazioni di disagio e di inadeguatezza con altre persone, informarsi su quanto accade fisiologicamente alle donne, al loro sistema ormonale in gravidanza, e i normali cambiamenti psicologici che avvengono in questa fase di passaggio da figli a genitori.

La depressione post partum è un disturbo curabile: spesso è sufficiente parlarne con un professionista, ricercare un adeguato sostegno psicologico per recuperare il senso della propria vita e una relazione positiva con il bambino, ripercorrendo le tappe della gravidanza e ricordando le sensazioni positive.

Non c’è niente di male ad avere momenti di difficoltà nella propria vita: è importante però riconoscere e accettare l’aiuto di qualcuno.


Consigli pratici per superare la depressione post parto

  • Parlate con altre persone di quello che vi sta accadendo. bimboIn particolare altre madri possono aiutarvi a capire che non siete le sole a sperimentare questi sentimenti contrastanti.
  • Lasciatevi aiutare da parenti ed amici nella gestione della casa e del neonato. Spesso c’è la convinzione sbagliata che “bisogna farcela da soli altrimenti chissà cosa penseranno gli altri”; invece è molto frequente avere difficoltà in questa fase e non c’è niente di male ad essere aiutati. Accade poi che gli amici o i familiari non si fanno avanti per timore di disturbare, ma avrebbero molto piacere ad essere coinvolti anche praticamente con la nascita di un bimbo.
  • Se possibile lasciate il bambino a qualcuno di cui vi fidate e prendetevi anche solo poco tempo per voi stesse (dormire, rilassarvi, fare una doccia, prendersi cura del proprio corpo, stare al telefono con un’amica e chiacchierare senza parlare di pannolini ecc).
  • Riducete le vostre aspettative nei confronti delle pulizie di casa. Se prima di avere un bambino, una casa splendente, era fra le vostre priorità, adesso che siete diventata una mamma, le vostre priorità sono cambiate.
  • Ricordatevi che la relazione di coppia deve continuare ad essere alimentata: a volte è sufficiente avere conversazioni che non riguardino vostro figlio.
  • Se il tempo lo permette uscite anche tutti i giorni per una passeggiata col bambino.
  • Coinvolgete il padre nella cura del bambino, incoraggiatelo ad occuparsi del piccolo anche se non fa le cose nel modo in cui secondo voi andrebbero fatte.

Dott. Stefano Zucchi
Psicologo Psicoterapeuta


Depressione vignetta

I volti della Depressione

Ci sono diverse forme di depressione, alcune più intense che si accompagnano ad allucinazioni e convinzioni deliranti, altre momentanee, legate a momenti di difficoltà di adattamento alle vicissitudini della vita (separazioni, lutti, perdita del lavoro, ecc.). In una di queste forme, la Distimia, vi è una depressione prolungata e attenuata che lascia una certa capacità di far fronte ai propri impegni ma non permette di stare bene con se stessi, di funzionare bene e di realizzare le proprie potenzialità; chi ne soffre è come avvolto quasi sempre dal grigiore.

In alcune persone le fasi depressive si alternano a fasi di euforia ed eccitazione:

Depressione vignetta

è la depressione Bipolare. In queste fasi, dette  maniacali, i sintomi sono opposti a quelli della depressione: la persona si sente straordinariamente su di giri, ha bisogno di meno sonno, parla molto, si distrae facilmente, ha molte idee che le passano veloci in testa, ha forti impulsi sessuali, sottovaluta troppo le difficoltà e sopravvaluta troppo se stessa. A causa di questi problemi può cacciarsi nei guai, fare affari imprudenti o spendere esageratamente.

La depressione è un disturbo particolarmente frequente nelle donne, in particolare dopo la gravidanza e nel periodo dell’allattamento (depressione Post-Parto). Tra le condizioni in grado di scatenare una possibile depressione c’è anche l’età avanzata, cambiamenti nel proprio ruolo socio-familiare e delle proprie capacità di performance e più in generale la “perdita” di  un investimento affettivo (lutti, separazioni…).

La depressione nell’Anziano è caratterizzata da disturbi fisici come mal di testa, palpitazioni e tachicardia, dolori muscolari che si spostano da una parte all’altra del corpo, dolori alle ossa e alle articolazioni, dolori addominali, senso di testa vuota e confusa, stipsi e talvolta diarrea. Nell’anziano può essere meno marcata la bassa stima di sé, mentre è sempre evidente la perdita di piacere e di interesse e la visione negativa del futuro. La compresenza di sintomi fisici dovuti alla depressione e di quelli dovuti a reali malattie fisiche può rendere difficile individuare la depressione. E’ noto inoltre che la depressione peggiora il decorso e la prognosi delle malattie fisiche eventualmente presenti, cioè che chi è depresso reagisce meno bene alle cure.


La depressione nell’Arte e nella Storia

Anche nella Storia, nell’Arte e nella Religione esistono uomini straordinari che hanno sofferto più o meno gravemente di malessere psicologico e depressione.

Vincent van Gogh

E’ considerato oggi l’artista “inquieto” per eccellenza. La natura della sua malattia, che si manifestò prima dei trent’anni, è stata oggetto di numerose ricostruzioni e interpretazioni diagnostiche, fondate soprattutto sulle numerose lettere che van Gogh stesso scrisse al fratello Theo.

Van Gogh - Soglia eternità

Vincent van Gogh, “Sulla soglia dell’eternità”

Van Gogh - Campo di grano con corvi

Vincent van Gogh, “Campo di grano con corvi”

Uno degli ultimi dipinti realizzati da van Gogh è questo campo di grano dalla pennellata vorticosa e tormentata. A proposito di questo quadro scrisse: ” … ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l´estrema solitudine “. In uno di questi campi, di lì a pochi giorni, si sparerà, e morirà due giorni dopo.

Edvard Munch

«Seguivo la strada con due amici quando il sole tramontò. Sentii come una vampata di melanconia che mi serrava la gola. I cieli si tinsero all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai. Mi appoggiai ad un recinto in preda a una stanchezza mortale. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuarono a camminare… rimasi là. Ero solo. Tremavo d’angoscia e sentivo un immenso urlo infinito che pervadeva l’intera natura». Nasce così, nel 1893 uno dei quadri più celebri e significativi della pittura moderna, l’Urlo di Edvard Munch, considerato una delle più riuscite rappresentazioni pittoriche della sofferenza psichica. Questo quadro come tutta la sua arte è caratterizzato da un trasporto emotivo molto intenso che l’artista esprime con tinte forti, tratti marcati e sagome deformate. Nelle sue opere rappresenta emozioni come angoscia, malinconia, terrore e solitudine che esprimono il disagio esistenziale dell’Uomo e il suo logorio interiore.

Munch - L'Urlo

Edvadr Munch, “L’Urlo”

Giacobbe

Anche la Bibbia presenta vari casi di uomini di Dio che hanno sofferto di questo male, ad esempio Giacobbe, dopo la presunta perdita del figlio Giuseppe.

“Quando mi corico dico: Quando mi alzerò?
Ma la notte è lunga e io mi agito tanto fino all’alba […]
Così sono destinato a mesi di vuoto,
e mi vengono distribuite notti di miseria”

“Il mio spirito si è frantumato,
i miei giorni sono finiti,
la tomba è pronta per me.
Sicuramente c’è qualcuno che mi deride;
ha fatto di me lo zimbello delle persone […]
I miei giorni sono trascorsi,
i miei programmi si sono interrotti,
e così i desideri del mio cuore.
Dov’è allora la mia speranza?”

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo – Psicoterapeuta


Man Ray - Tears - Depressione

La Depressione

“Nel profondo dell’inverno finalmente ho scoperto dentro di me un’invincibile estate”

(Albert Camus)

 Non siamo destinati ad essere vittime passive del nostro passato, delle circostanze, di episodi che ci hanno profondamente sconvolto, della nostra vulnerabilità emotiva e biologica. Se un certo grado di tristezza e malinconia può essere considerato un normale turbamento dell’umore legato a un periodo di difficoltà, a una perdita o a una malattia, si è affetti da depressione quando non si riesce più a ripristinare un adeguato equilibrio affettivo dentro di sé. E’ importante chiarire che la depressione non è dovuta a colpe personali, a egoismo o a una particolare debolezza di carattere. Non è neppure uno stato d’animo che si può superare da soli con uno sforzo di volontà. Anche se si presenta come un tormento esistenziale la depressione è un’entità clinicamente significativa, un naufragio esistenziale che porta al venir meno del senso di vivere, ed ha tra le cause radici biologiche (cambiamenti nella regolazione dei neurotrasmettitori che controllano il passaggio degli impulsi nervosi) genetiche e psicosociali.

I farmaci possono essere importanti nel ridurre i sintomi e migliorare il tono dell’umore ma non possono costruire un nuovo equilibrio psicologico né un cambiamento profondo, non migliorano le abilità sociali e non riducono la vulnerabilità alle ricadute. La psicoterapia cognitiva comportamentale invece, unita se necessario ad un approccio farmacologico, accompagna la persona a prendere coscienza delle possibili cause e insegna a correggere i modi disfunzionali di pensare che mantengono questo problema. E’ la forma di terapia che ha ricevuto più conferme negli studi clinici.

Man Ray - Tears - Depressione

Man Ray, “Tears”

Sintomi:

  • Stato d’animo di tristezza, abbattimento, sentirsi giù per la maggior parte del giorno, spesso peggiora al mattino
  • Perdita di interesse o piacere per le attività quotidiane e per ciò che succede attorno a sé
  • Trascurare il proprio aspetto, la propria cura personale
  • Pessimismo e mancanza di speranze, fino alla disperazione
  • Atteggiamento solitario, apatico, con espressione del viso spenta o assente
  • Irritabilità o agitazione: a volte intolleranza verso i propri difetti (reali o immaginari) e verso i difetti o gli sbagli altrui
  • Senso di colpa eccessivo
  • Senso di valere poco, di essere un fallito, di essere inutile o senso di vuoto
  • Pianti frequenti, a volte immotivati
  • Cambiamenti nell’appetito: per lo più le persone depresse perdono l’appetito e dimagriscono, ma ve ne sono che mangiano di più
  • Difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni, anche piccole
  • Incapacità di pensare lucidamente
  • Mancanza di energia, facile stanchezza e spossatezza: spesso si trascorre molto tempo sul divano o a letto, e ci si sveglia la mattina con un senso di incapacità ad affrontare la giornata
  • Disturbi del sonno: chi è depresso spesso si sveglia troppo presto al mattino senza sentirsi riposato; vi sono però persone depresse che dormono troppo.
  • Pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o addirittura pensieri di morte o suicidio
  • Episodi di pianto immotivato
  • Diminuzione dell’interesse sessuale
  • Isolamento sociale
  • Dolore somatico diffuso (a volte cefalea, disturbi gastrointestinali, ecc)
  • Difficoltà di memoria, che nell’anziano possono essere tali da dar luogo a un quadro di apparente demenza, la cosiddetta pseudodemenza depressiva

Depressione donna

Si può parlare di depressione quando il nostro umore, che di solito è come un pendolo che oscilla continuamente tra gioia e tristezza, slancio e insicurezza, si blocca e si irrigidisce solo sui toni “bassi” per un periodo abbastanza lungo; quando si perde l’interesse e il piacere nel fare attività che prima piacevano, si hanno disturbi nel sonno, diminuzione del desiderio sessuale, tendenza all’isolamento, crisi di pianto.
Accanto alla tristezza, al senso di vuoto e di inutilità sono presenti sentimenti di insicurezza, di essere indegni, pensieri ricorrenti anche di morte e di suicidio.
La depressione è caratterizzata da un cambiamento nel modo di pensare, di sentire, di agire. Anche se questo cambiamento può avvenire in modo graduale, la persona depressa non è più la stessa di prima. Ad esempio, uno studente brillante potrebbe arrivare a convincersi di non essere in grado di terminare i suoi studi; una madre affettuosa può cominciare a trascurare i suoi figli; un lavoratore intraprendente può perdere ogni interesse per la propria attività.
Un’altra comune conseguenza della depressione è la vergogna di essere depresso e di non riuscire a superare la depressione: ma è solo accettando questa condizione, sinonimo anche di una certa sensibilità, che si può chiedere aiuto e iniziare un cammino concreto per uscirne.

Segue: I volti della depressione

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo – Psicoterapeuta