Depressione vignetta

I volti della Depressione

Ci sono diverse forme di depressione, alcune più intense che si accompagnano ad allucinazioni e convinzioni deliranti, altre momentanee, legate a momenti di difficoltà di adattamento alle vicissitudini della vita (separazioni, lutti, perdita del lavoro, ecc.). In una di queste forme, la Distimia, vi è una depressione prolungata e attenuata che lascia una certa capacità di far fronte ai propri impegni ma non permette di stare bene con se stessi, di funzionare bene e di realizzare le proprie potenzialità; chi ne soffre è come avvolto quasi sempre dal grigiore.

In alcune persone le fasi depressive si alternano a fasi di euforia ed eccitazione:

Depressione vignetta

è la depressione Bipolare. In queste fasi, dette  maniacali, i sintomi sono opposti a quelli della depressione: la persona si sente straordinariamente su di giri, ha bisogno di meno sonno, parla molto, si distrae facilmente, ha molte idee che le passano veloci in testa, ha forti impulsi sessuali, sottovaluta troppo le difficoltà e sopravvaluta troppo se stessa. A causa di questi problemi può cacciarsi nei guai, fare affari imprudenti o spendere esageratamente.

La depressione è un disturbo particolarmente frequente nelle donne, in particolare dopo la gravidanza e nel periodo dell’allattamento (depressione Post-Parto). Tra le condizioni in grado di scatenare una possibile depressione c’è anche l’età avanzata, cambiamenti nel proprio ruolo socio-familiare e delle proprie capacità di performance e più in generale la “perdita” di  un investimento affettivo (lutti, separazioni…).

La depressione nell’Anziano è caratterizzata da disturbi fisici come mal di testa, palpitazioni e tachicardia, dolori muscolari che si spostano da una parte all’altra del corpo, dolori alle ossa e alle articolazioni, dolori addominali, senso di testa vuota e confusa, stipsi e talvolta diarrea. Nell’anziano può essere meno marcata la bassa stima di sé, mentre è sempre evidente la perdita di piacere e di interesse e la visione negativa del futuro. La compresenza di sintomi fisici dovuti alla depressione e di quelli dovuti a reali malattie fisiche può rendere difficile individuare la depressione. E’ noto inoltre che la depressione peggiora il decorso e la prognosi delle malattie fisiche eventualmente presenti, cioè che chi è depresso reagisce meno bene alle cure.


La depressione nell’Arte e nella Storia

Anche nella Storia, nell’Arte e nella Religione esistono uomini straordinari che hanno sofferto più o meno gravemente di malessere psicologico e depressione.

Vincent van Gogh

E’ considerato oggi l’artista “inquieto” per eccellenza. La natura della sua malattia, che si manifestò prima dei trent’anni, è stata oggetto di numerose ricostruzioni e interpretazioni diagnostiche, fondate soprattutto sulle numerose lettere che van Gogh stesso scrisse al fratello Theo.

Van Gogh - Soglia eternità

Vincent van Gogh, “Sulla soglia dell’eternità”

Van Gogh - Campo di grano con corvi

Vincent van Gogh, “Campo di grano con corvi”

Uno degli ultimi dipinti realizzati da van Gogh è questo campo di grano dalla pennellata vorticosa e tormentata. A proposito di questo quadro scrisse: ” … ho ancora dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l´estrema solitudine “. In uno di questi campi, di lì a pochi giorni, si sparerà, e morirà due giorni dopo.

Edvard Munch

«Seguivo la strada con due amici quando il sole tramontò. Sentii come una vampata di melanconia che mi serrava la gola. I cieli si tinsero all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai. Mi appoggiai ad un recinto in preda a una stanchezza mortale. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuarono a camminare… rimasi là. Ero solo. Tremavo d’angoscia e sentivo un immenso urlo infinito che pervadeva l’intera natura». Nasce così, nel 1893 uno dei quadri più celebri e significativi della pittura moderna, l’Urlo di Edvard Munch, considerato una delle più riuscite rappresentazioni pittoriche della sofferenza psichica. Questo quadro come tutta la sua arte è caratterizzato da un trasporto emotivo molto intenso che l’artista esprime con tinte forti, tratti marcati e sagome deformate. Nelle sue opere rappresenta emozioni come angoscia, malinconia, terrore e solitudine che esprimono il disagio esistenziale dell’Uomo e il suo logorio interiore.

Munch - L'Urlo

Edvadr Munch, “L’Urlo”

Giacobbe

Anche la Bibbia presenta vari casi di uomini di Dio che hanno sofferto di questo male, ad esempio Giacobbe, dopo la presunta perdita del figlio Giuseppe.

“Quando mi corico dico: Quando mi alzerò?
Ma la notte è lunga e io mi agito tanto fino all’alba […]
Così sono destinato a mesi di vuoto,
e mi vengono distribuite notti di miseria”

“Il mio spirito si è frantumato,
i miei giorni sono finiti,
la tomba è pronta per me.
Sicuramente c’è qualcuno che mi deride;
ha fatto di me lo zimbello delle persone […]
I miei giorni sono trascorsi,
i miei programmi si sono interrotti,
e così i desideri del mio cuore.
Dov’è allora la mia speranza?”

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo – Psicoterapeuta


Man Ray - Tears - Depressione

La Depressione

“Nel profondo dell’inverno finalmente ho scoperto dentro di me un’invincibile estate”

(Albert Camus)

 Non siamo destinati ad essere vittime passive del nostro passato, delle circostanze, di episodi che ci hanno profondamente sconvolto, della nostra vulnerabilità emotiva e biologica. Se un certo grado di tristezza e malinconia può essere considerato un normale turbamento dell’umore legato a un periodo di difficoltà, a una perdita o a una malattia, si è affetti da depressione quando non si riesce più a ripristinare un adeguato equilibrio affettivo dentro di sé. E’ importante chiarire che la depressione non è dovuta a colpe personali, a egoismo o a una particolare debolezza di carattere. Non è neppure uno stato d’animo che si può superare da soli con uno sforzo di volontà. Anche se si presenta come un tormento esistenziale la depressione è un’entità clinicamente significativa, un naufragio esistenziale che porta al venir meno del senso di vivere, ed ha tra le cause radici biologiche (cambiamenti nella regolazione dei neurotrasmettitori che controllano il passaggio degli impulsi nervosi) genetiche e psicosociali.

I farmaci possono essere importanti nel ridurre i sintomi e migliorare il tono dell’umore ma non possono costruire un nuovo equilibrio psicologico né un cambiamento profondo, non migliorano le abilità sociali e non riducono la vulnerabilità alle ricadute. La psicoterapia cognitiva comportamentale invece, unita se necessario ad un approccio farmacologico, accompagna la persona a prendere coscienza delle possibili cause e insegna a correggere i modi disfunzionali di pensare che mantengono questo problema. E’ la forma di terapia che ha ricevuto più conferme negli studi clinici.

Man Ray - Tears - Depressione

Man Ray, “Tears”

Sintomi:

  • Stato d’animo di tristezza, abbattimento, sentirsi giù per la maggior parte del giorno, spesso peggiora al mattino
  • Perdita di interesse o piacere per le attività quotidiane e per ciò che succede attorno a sé
  • Trascurare il proprio aspetto, la propria cura personale
  • Pessimismo e mancanza di speranze, fino alla disperazione
  • Atteggiamento solitario, apatico, con espressione del viso spenta o assente
  • Irritabilità o agitazione: a volte intolleranza verso i propri difetti (reali o immaginari) e verso i difetti o gli sbagli altrui
  • Senso di colpa eccessivo
  • Senso di valere poco, di essere un fallito, di essere inutile o senso di vuoto
  • Pianti frequenti, a volte immotivati
  • Cambiamenti nell’appetito: per lo più le persone depresse perdono l’appetito e dimagriscono, ma ve ne sono che mangiano di più
  • Difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni, anche piccole
  • Incapacità di pensare lucidamente
  • Mancanza di energia, facile stanchezza e spossatezza: spesso si trascorre molto tempo sul divano o a letto, e ci si sveglia la mattina con un senso di incapacità ad affrontare la giornata
  • Disturbi del sonno: chi è depresso spesso si sveglia troppo presto al mattino senza sentirsi riposato; vi sono però persone depresse che dormono troppo.
  • Pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o addirittura pensieri di morte o suicidio
  • Episodi di pianto immotivato
  • Diminuzione dell’interesse sessuale
  • Isolamento sociale
  • Dolore somatico diffuso (a volte cefalea, disturbi gastrointestinali, ecc)
  • Difficoltà di memoria, che nell’anziano possono essere tali da dar luogo a un quadro di apparente demenza, la cosiddetta pseudodemenza depressiva

Depressione donna

Si può parlare di depressione quando il nostro umore, che di solito è come un pendolo che oscilla continuamente tra gioia e tristezza, slancio e insicurezza, si blocca e si irrigidisce solo sui toni “bassi” per un periodo abbastanza lungo; quando si perde l’interesse e il piacere nel fare attività che prima piacevano, si hanno disturbi nel sonno, diminuzione del desiderio sessuale, tendenza all’isolamento, crisi di pianto.
Accanto alla tristezza, al senso di vuoto e di inutilità sono presenti sentimenti di insicurezza, di essere indegni, pensieri ricorrenti anche di morte e di suicidio.
La depressione è caratterizzata da un cambiamento nel modo di pensare, di sentire, di agire. Anche se questo cambiamento può avvenire in modo graduale, la persona depressa non è più la stessa di prima. Ad esempio, uno studente brillante potrebbe arrivare a convincersi di non essere in grado di terminare i suoi studi; una madre affettuosa può cominciare a trascurare i suoi figli; un lavoratore intraprendente può perdere ogni interesse per la propria attività.
Un’altra comune conseguenza della depressione è la vergogna di essere depresso e di non riuscire a superare la depressione: ma è solo accettando questa condizione, sinonimo anche di una certa sensibilità, che si può chiedere aiuto e iniziare un cammino concreto per uscirne.

Segue: I volti della depressione

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo – Psicoterapeuta


panic

Attacchi di Panico: la storia di Giovanna

 Giovanna1 è una donna di 43 anni, madre di un adolescente. E’ sempre stata una persona apprensiva, ma non ha mai avuto problemi psicologici a parte qualche difficoltà dopo il parto. Un sabato in cui è particolarmente stressata e di fretta, mentre fa la spesa da sola all’ipermercato è improvvisamente colpita da un forte disagio. C’è una grande folla di clienti, caos e forti rumori. Giovanna inizia a sentire un dolore al petto, tachicardia, giramenti di testa e nausea, senso di soffocamento, intensa sudorazione. In pochi istanti queste sensazioni peggiorano e viene colta dal terrore, dalla certezza di impazzire o di stare per avere un infarto.

panicInoltre è assalita dalla paura che le altre persone possano notare i suoi atteggiamenti e si chiede cosa potrebbero pensare di lei. C’è molta folla e pensare che l’uscita è lontana la fa disperare: ha paura di perdere il controllo, di mettersi a urlare in mezzo al supermercato “come una pazza!”.
Tutto questo accade in pochi minuti che per Giovanna sembrano un’eternità.
Poi un signore vicino a lei si accorge che c’è qualcosa che non va e la accompagna in una corsia più tranquilla, le dà qualche parola di comprensione e rassicurazione, e lei si riprende completamente in pochi minuti.
Il primo attacco di panico è un’esperienza terrificante, tanto che Giovanna da quel momento vive con la paura che possa ripresentarsi. Allora corre ai ripari iniziando ad evitare i posti in cui crede che potrebbe verificarsi un nuovo attacco: smette di fare la spesa da sola o comunque solo in piccole botteghe conosciute, smette di andare al cinema, nei ristoranti affollati e nei centri commerciali, smette di passeggiare da sola in centro e di frequentare la palestra. Progressivamente la sua vita cambia e a Giovanna sembra un normale adattamento: in pochi mesi la sua vita ruoterà attorno ad alcuni posti “sicuri”, si sentirà sempre meno indipendente perché deve sempre farsi accompagnare da qualcuno che possa aiutarla se si ripresenta l’attacco e porterà sempre con se le gocce di ansiolitico che le ha prescritto il suo medico.
Nel frattempo Giovanna inizia una serie di accertamenti ed esami, visite specialistiche ripetute da vari medici che sono concordi nell’escludere una patologia organica: “Lei è sana. I suoi sono attacchi di panico. Dovrebbe parlarne con un professionista.”
Giovanna è riluttante all’idea di andare da uno psicologo: “Io non sono matta! Questi disturbi fisici ce li ho veramente, non mi sto inventando niente!”.
Poi i suoi familiari la convincono a fare almeno un solo colloquio e Giovanna trova finalmente ascolto, comprensione e rassicurazione. Le viene spiegato il meccanismo subdolo di questo problema molto comune, e il modo di superarlo.
Nell’ambito di un percorso relativamente breve Giovanna affronta le sue paure e si riappropria dello spazio vitale che il disturbo le aveva tolto.

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


Homer - l'Urlo

Attacchi di Panico

 Secondo le stime più recenti (Adnkronos, 2010) sono 8 milioni gli italiani che soffrono di Attacchi di Panico,

Homer - l'Urlospesso giovani tra i 15 e i 35 anni, o adulti tra i 44 e i 55 anni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità entro il 2020 sarà la seconda patologia più diffusa al mondo, dopo i disturbi cardiovascolari.

Di cosa si tratta

Sono episodi in cui si viene colti da un improvviso terrore, che raggiunge la massima intensità in pochi istanti e si esaurisce nell’arco di alcuni minuti. Sono accompagnati da un senso di perdita del controllo, paura e sintomi fisici come palpitazioni, dolore al petto, senso di mancanza d’aria. In alcuni casi c’è la sensazione di trovarsi all’esterno del proprio corpo e di guardarsi dall’alto (depersonalizzazione); in altri la sensazione che il proprio corpo sia irreale (derealizzazione).

La Paura della Paura

Il primo attacco è un’esperienza terribile; da quel momento è sempre presente il timore di un nuovo attacco. Si sviluppa così uno stato di allerta persistente, chiamato Ansia anticipatoria.

Sintomi

–  Palpitazioni
–  Senso di affanno e di mancanza d’aria
–  Vertigini, senso di instabilità o di svenimento
–  Sensazione di perdere il controllo
–  Dolore al petto
–  Improvvisa sudorazioneAttacco di Panico al supermercato
–  Vampate di calore o brividi
–  Formicolii e tremori
–  Nausea o dolori addominali
–  Paura di morire o di impazzire
–  Sensazione di irrealtà o di estraneità
–  Forte disagio se ci si trova in luoghi dai quali sarebbe difficile allontanarsi o ricevere aiuto

Pensieri frequenti

“Se vedono che sto male pensano che sono strano”

“Se chiedo aiuto faccio una figuraccia”

“Se sto male come faccio ad uscire?”

“Se c’è la fila mi viene un attacco”

“Mi gira la testa, e se svengo?”

“Mi manca l’aria, soffoco!”

“Mi verrà un infarto”

Il circolo vizioso del Panico

Ecco come si genera l'attacco di panico

Cosa fare

Per prima cosa rivolgiti al tuo Medico per effettuare alcuni accertamenti ed escludere eventuali disturbi organici (ad es. ipertiroidismo). E’ importante porre un limite ragionevole al numero di esami, che potrebbero nascondere una difficoltà ad accettare la natura psicologica del problema.

La punta dell’iceberg

Il disturbo di Panico è spesso l’espressione di un disagio nascosto, a volte un blocco in una fase cruciale del percorso evolutivo personale. La psicoterapia aiuta a capire il ruolo del disturbo nel proprio percorso esistenziale, a rispondere a domande come: 
Cosa sta segnalando questo panico?
Cosa vuole comunicare?
Sono bloccato? Sono felice?

Terapia Cognitivo-Comportamentale

Sei stufo di dipendere da un farmaco, di vivere nella paura che possa ritornare l’attacco, di avere il terrore di affrontare una coda in auto o alle poste?Panic button
Sei stufo di nascondere il problema, di temere che qualcuno scopra il tuo “segreto” e ti giudichi male?
Vorresti tornare alla normalità?
Se aspetti a curarlo potrebbe diventare cronico.
Se ti affidi a un farmaco potrebbe essere difficile abbandonarlo in seguito.
La psicoterapia cognitivo comportamentale, individuale o di gruppo, può aiutarti a risolvere il problema in modo definitivo e dare un senso a quello che stai vivendo.
E’ una terapia psicologica breve, un percorso strutturato e collaborativo, efficace nella maggior parte dei casi, che permette di liberarsi per sempre dagli Attacchi di Panico. Ecco i contenuti principali:
Psicoeducazione, Rilassamento e Respirazione Diaframmatica, Esposizione graduale alle sensazioni corporee e alle situazioni temute, Ristrutturazione Cognitiva delle credenze disfunzionali, Assertività e Problem Solving, ecc.

L’Agorafobia

Con l’aggravarsi dei sintomi si cerca di evitare ogni situazione che potrebbe evocare un attacco, specialmente i luoghi affollati, i luoghi chiusi, le file, gli spazi aperti, i posti in cui si è soli, ecc.
Gli evitamenti possono portare a cambiare radicalmente il proprio stile di vita, a limitare la propria autonomia, a vivere confinati in pochi luoghi “sicuri”, incapaci di tollerare la minima variazione dalla routine quotidiana e spesso in balia di un farmaco che ci si porta sempre con sé.
Nei casi più gravi l’isolamento sociale può portare ad una forma di depressione secondaria.

Un esempio: il caso di Giovanna

 Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta