Disturbi alimentari

La soluzione è dentro di te “Lo so che ti sei persa dentro te stessa ma non temere, hai tutta la forza che ti serve per ritrovarti”. Ciao, mi chiamo Serena Se mi permetto di affrontare certi argomenti è perché la tua storia è un po’ anche la mia storia; non ti darò la soluzione…

La mia bulimia

“Chi è bello da vedere è bello e basta. Ma chi è buono sarà subito bello.” –Saffo, Liriche e frammenti

È come un compromesso segreto con la parte più intima di me. Come a dire “Tu puoi aspettare, no, Devi aspettare che da fuori tu sia perfetta. Solo in questo modo varrai davvero.”

Cosa vuol dire affidarsi completamente a dei calcoli? Cosa comporta lo sforzo immane, cieco, per mantenere il controllo? La mia vita risucchiata dalla risacca di un mare di vuote aspettative, le cui ondate salate di senso di colpa continuano a sbattermi contro la sabbia. Così vengo erosa come i cocci di bottiglia ritrovati lungo la battigia, modellati, deformati. Io, dove sono?

Ho sempre saputo cos’era la bulimia, dalla mia prima abbuffata sapevo a cosa andavo incontro. “Dopotutto se con alcuni funziona, perché non dovrebbe anche con me?”

Una facile temporanea scorciatoia per sentirmi Libera di essere Felice. Per poter finalmente abbassare la guardia e smetterla di immaginare di guardarmi dal di fuori, di immaginare il giudizio degli altri ad ogni mia minima mossa. “Quando sarò perfetta sarò spontanea”, mi dicevo.

Ma il mio sistema di controllo si è rivelato fallace, incerto, tremante, una fortezza di carta. Bastava un soffio di insicurezza per farlo crollare. E allora in punta di piedi di soppiatto mi recavo alla dispensa, conoscevo ogni orario, ogni trucco per riuscire ad intrufolarmi e ad abbuffarmi senza che nessun membro della famiglia se ne rendesse conto. Tenerlo segreto mi aiutava a mantenere il problema come una parentesi della mia vita, qualche cosa che se solo mi fossi impegnata di più avrei avuto modo di far scomparire senza che nessuno se ne accorgesse. La mia debolezza era la mia vergogna.

Volevo affannosamente raggiungere me stessa, sacrificando me stessa. Ironico, non è vero?

È il dolorosissimo momento di arrendersi, di lasciar crollare la fortezza di carta una volta per tutte. Il momento di guardarsi allo specchio e riconoscersi, riconoscere anche quella vulnerabilità così odiata, e darle spazio e ascoltarla.

Ho scoperto, essendo accompagnata, e con un’indicibile sorpresa, che il mio unico compito nella vita è quello di rendermi disponibile alla libertà vera, che è fragile, fatta di tentativi, e per questo sempre in ripresa. Ho scoperto insomma, che tutto ciò che mi viene chiesto, di una semplicità devastante, è di avere un cuore grande.

Maria


leggerezza dell'essere

La mia anoressia

leggerezza dell'essere

 Oggi sono qui, nella mia cameretta e mentre ascolto un po’ di musica, cerco finalmente a mente lucida,  di  guardarmi dentro e fare un resoconto  della mia esperienza riguardo il mio bruttissimo viaggio attraverso il mondo dei disturbi alimentari. 

Il mondo dei disturbi alimentari mi ha sempre affascinato, sin da piccola mi piaceva guardare film, leggere articoli riguardo queste malattie, sono sempre stata affascinata dalle diete e ragazze anoressiche, per me il termine ANORESSICA era il miglior complimento che si potesse fare o ricevere, forse perché quando ho cominciato ad interessarmi a questo mondo, ero una cicciotta bambina ambiziosa e sensibile, che veniva presa continuamente in giro per il suo aspetto e che di soddisfazioni in tutti i campi ne aveva avuti ben pochi, quindi l’anoressia piano piano è  diventato sempre più  un traguardo da raggiungere, un salvagente , un riscatto: 

 

Ho continuato con questi metodi fino al primo anno di università. per me diventare così  magra voleva dire la fine di tutte le prese in giro, voleva dire essere meglio apprezzata dalla gente, era l’unica arma… quindi ovviamente per tutta la adolescenza  sono stata scontenta del mio aspetto fisico, l’ho trascorsa sempre e costantemente seguendo diete su diete tutte equilibratissime, venivo seguita da svariati specialisti, avevo si i risultati, ma non quelli che mi aspettavo davvero, ed ho sempre fatto quello che si dice effetto yo yo..

In questo periodo, con il cambio di stili di vita, mangiando quasi sempre fuori casa, ho modificato  l’alimentazione.. non c’era più pasta per me, il pranzo, quando potevo lo saltavo, ed è in quell’anno che è incominciata la mia dedizione al mondo dello sport, palestra, corsa, bicicletta erano diventati ormai parte di me, lo scopo principale era sudare, faticare, bruciare… immaginate quindi i risultati che ho ottenuto durate questo anno, pesavo sempre meno, cominciavo a piacermi davvero, gli altri me lo facevano notare, la mia autostima aumentava proporzionalmente ad ogni etto perso, la bilancia finalmente mi voleva bene, pesarsi era una soddisfazione enorme e  lo facevo sempre più spesso, i miei obbiettivi si modificavano continuamente, il che voleva dire eliminare altri cibi dalla dieta, ed era arrivato il momento dello zucchero che si era trasformato prima in fruttosio per poi essere eliminato totalmente, bevande gasate solo con aspartame, alcolici assolutamente vietati, non che prima ne facessi tanto uso, ed anche olio, aceto, sale, assolutamente vietati!!!

Il periodo iniziale sicuramente è stato il più bello, poi piano piano ho cominciato a vedere che pur continuando a fare sacrifici rinunce e strazianti ore di sport, i risultati erano sempre meno, non era più come all’inizio, quindi l’autostima è cominciata a calare,  e più ci pensavo più non avevo risultati, e più non avevo risultati, più era un chiodo fisso, quel maledetto numero mi influenzava invadentemente le giornate , e più ero triste, più continuavo a faticare, volevo ancora sentirmi così invincibile, ma il mio corpo, la mia amica bilancia non erano  più  miei alleati, allora ho cominciato a sentirmi frustrata, una nullità, ripensandoci a mente lucida oggi mi rendo conto di quanti momenti felici, viaggi o feste, questi pensieri mi hanno rovinato. Allora ho cominciato a fissarmi su parti del corpo che avrei voluto cambiare  ad ogni costo, mi sentivo malforme, a volte pensavo di avere qualche strana patologia, e allora tanti anni di pianti, vergogna e rinunce per via della mia “malformazione“ fisica.

Guarda a caso, in casa mia prima dell’estate girava una fantastica DIETA PROTEICA che all’epoca seguiva mia mamma, quindi ovviamente ho cominciato a  seguirla con lei, ed è qui che è incominciata la fissa dell’indice glicemico degli alimenti, ed è a partire da questo momento che  ho cominciato a scegliere i cibi, in base, oltre che alle calorie( come sempre) anche ai grammi di carboidrati contenuti all’interno di questi, basti pensare che la frutta e le carote erano diventati lo stravizio del giovedì!! questa dieta mi ha regalato delle soddisfazioni enormi, ero magra come non avrei mai immaginato di essere, indossavo leggins di tutti i tipi e colori stavo benissimo, tutti continuavano a farmi quelli che  chiamavo io complimenti come ad esempio: “ma hai delle gambe invisibili” “ ma dove vuoi arrivare” “sei sempre più magra” “hai il viso troppo scavato” “stai diventando brutta” e quanto mi piacevano questi commenti, ovviamente c’erano anche i pazzi che mi facevano apprezzamenti oggettivamente positivi…

Per me ero fantastica perchè potevo indossare qualsiasi vestito, jeans e maglia attillati li potevo mettere e potevo stare assolutamente tranquilla anche quando passeggiavo o avevo qualcuno alle mie spalle, perché non ero più un mostro, ero normale…. i tubini aderenti come mi stavano bene, al mare non c’era più bisogno di mettersi i pantaloncini, mi sentivo bene, ma ero cosciente di poter fare ancora di più per essere perfetta..

anoressia

Neanche a farlo apposta nello stesso periodo avevo ricevuto una richiesta, di fare da modella per una sfilata, ovviamente le modelle per me sono sempre state dei miti e pur non essendo  una sfilata importantissima  ero felicissima perché ero riuscita a diventare talmente magra da sfilare, appartenevo a quelle persone tanto invidiate da me.

Ovviamente anche questo avvenimento richiedeva una preparazione, quindi richiedeva altro sacrificio altrimenti avrei fatto una figura pessima, l ’attività fisica era  aumentata e la dieta che doveva essere per un periodo limitato era prolungata, e continuavo anche a segnare tutto ciò che mangiavo perché da qualche mese avevo scaricato questa applicazione sul cellulare in cui qualsiasi cosa che ingerivo o masticavo (anche cicche), la inserivo per vedere quante calorie, la percentuale di carboidrati e grassi che assumevo in un giorno e non potevo superare le 1200 ma se erano 800 era meglio, che prigione anche questa!

E’ stato in questo periodo che persino il mio  fidanzato dell’epoca, con cui stavo da sette anni e che avrebbe sempre voluto avere una morosa magra, ha cominciato a dirmi che gli “facevo impressione e che al tatto ero solo ossa”, cosa che mi faceva piacerissimo, persino lui mi aveva detto che ero troppo magra, ero proprio arrivata!!!!

Mi ricordo ancora l’episodio, io ero seduta sul letto con le gambe incrociate che stavo leggendo una cosa, era estate e quindi avevo una canotta  cortina e dei pantaloncini e mi si vedeva un po’  la schiena e lui toccandomi le ultime vertebre sacrali mi disse così, che enorme soddisfazione!!!!

Arrivò dunque il giorno della sfilata e ovviamente per me è  stato un incubo tutti mi guardano, e  io mi sentivo grassa, inadatta,  anche se avevo rifiutato di sfilare in costume, mi sentivo inadatta, anche se il mio peso non aveva mai raggiunto un numero così magnificamente basso… i pantaloni anche i più attillati erano taglia 38 i vestiti le maglie le giacche xs…ero proprio arrivata!!!

In questo periodo avevo una somiglianza più che da ragazza ventitreenne da ragazzina, e anche il mio fisico ha cominciato ad agire di conseguenza, le mestruazioni si erano bloccate e per 9 mesi, nonostante poi col tempo abbia cominciato per vari motivi che poi vedremo a prendere peso, non volevano proprio tornare, hanno deciso di tornare grazie a delle gocce miracolose prescritte dal medico. Il seno non c’era più, non che sia mai stata chissà che cosa, ma proprio era inesistente( il che non mi dispiaceva affatto). A correre non riuscivo più come una volta, i miei 10-11 km, la mia oretta ormai era diventata un utopia, per non parlare delle cene, a cui non potevo mai andare perché se fossi andata avrei perso il controllo.

Parlando con i miei amici  quest’anno a mente lucida allora non avevano una buona considerazione di me, mi consideravano una debole, una con parole loro “fissata” “fuori”, e nonostante tutto continuavo a non vedermi, e andare al mare era ancora un incubo.

La fase peggiore però inizia adesso quando la voglia di mangiare e di abbuffarti sopprime tutto il resto, e quindi non riesci e cedi vai alle cene, mangi tanto anche se ti seti osservata,  oppure mangi poco poi arrivi a casa e mangi, questo comportamento però è arrivato molto tempo dopo. Ancora in questa fase non avevo timore di mangiare in pubblico, perché ancora non ero ingrassata e avevo tutto sommato ancora la situazione sotto controllo poiché riuscivo a compensare in qualche modo: il giorno prima e il giorno dopo pseudodigiuno, sempre accompagnato da  corse o palestra, così riuscivo a sistemare tutto….

Ed è ora che collocherei  l’inizio dell’uscita da questo disturbo, “IL MIO VIAGGIO”, la mia “terapia d’urto” “la mia salvezza”… basta bilancia

In pratica  l’anno precedente avevo vinto una borsa di studio per un periodo all’estero, per vivere quella esperienza geniale che è l’erasmus, quindi ho salutato tutti e sono andata 7 mesi a vivere in spagna.

Sono arrivata in una città nuova ed ero senza casa, il che voleva dire senza cucina, il che voleva dire non poter controllare ciò che mangiavo dalla colazione alla cena ed è stato così per ben 10 gg, il tutto ovviamente senza bilancia, un incubo assoluto!!!

Piano piano però ho cominciato a conosce presone nuove, tutte persone diverse, con culture diverse, di paesi diversi, con stereotipi diversi, ed erano tutti talmente interessanti, non parlavano di palestra, di vestiti o di altre discorsi che ero nauseatamente abituata a subire, in più mi stavo integrando in una nuova città con cultura e usanze nuove, seppur simili alle mie.

Ho cominciato qui a guardarmi dentro, a confrontare i miei interessi con quelli degli altri e ho  cominciato a capire che  fuori dalla mia caverna oltre alle solite “ombre” con cui ero abituata a rapportarmi, c’era un universo fantastico, tutto da scoprire.

Li non mi conosceva nessuno, per quei ragazzi  ero “la chica riccia italiana” e per gli italiani ero la “riccetta,” non ero la bambina grassa e stupida che per farsi accettare doveva assolutamente  dimostrare,  non dovevo dimostrare dovevo essere e farmi conoscere per quello che ero, e ci sono riuscita, piano piano mi sono aperta e mi sono resa conto di essere una persona socievole, simpatica, sapevo tenere discorsi su diversi argomenti, ed ero finalmente io.

Il mio rapporto col cibo non era affatto tranquillo nonostante fossi più serena, qui infatti comincia la mia fase ,chiamiamola “dr Jekyll e mr Hyde”..

C’erano  momenti in cui stavo bene, ero spensierata, e altri in cui mi rendevo conto che incominciavo ad ingrassare e quando me ne rendevo conto era come se il mondo mi cadesse addosso nell’attimo esatto in cui vedevo apparire quel numero angoscia, tristezza, preoccupazione mi assalivano, era una sensazione bruttissima, sentivo un oppressione tale da togliermi il respiro.

Quando ancora ero a casa e avevo paura a partire perché avevo il timore con il cambio di stile di vita, di ingrassare, pensavo che se fossi ingrassata anche solo 2 kg avrei preferito morire, i 2 kg li avevo superati, tuttavia non volevo più morire, stavo  veramente tanto tanto tanto male, ma  non era così grave come pensavo, non volevo morire, anzi!!!

In questa fase non avevo più il controllo di una volta, nonostante tutti i nuovi amici continuavano  a prendermi in giro per la mia eccessiva attenzione sul  cibo, in quel momento non sapevo chi ero, perché non riuscivo più a stare attenta come avrei voluto, non  sapevo se stavo meglio o peggio, e il tempo  intanto passava e più passava più mi integravo e  stavo sempre meglio, ma quel maledetto peso, uffa che oppressione continuava a tormentarmi….

Aumentavo, aumentavo, i vestiti erano sempre più stretti, facevo delle diete ma poi mi chiamavano a mangiare o peggio ancora capitava di bere a volte rinunciavo alle cene o a bere, ma oltre a loro li non avevo nessuno e quindi ero costretta, quindi uscivo e stavo bene e pensavo “ma si sta sera mangio o bevo quello che hanno preparato gli altri, poi domani recupero”, l’indomani poi andavo a pesarmi e mi odiavo per quello che avevo fatto il giorno prima, nonostante quando sapevo che sarebbe capitato di bere un po’ di più la sera, durante il giorno digiunavo, ma anche questo non serviva a niente perché poi, una volta tornata a casa dalla serata, ancora su di giri e forse ancora disinibita dall’alcol essendo mattina presto e avendo digiunato per il giorno prima, tornavo a casa e mi abbuffavo come non mai.

Dopo un po’ di tempo siccome la mia vecchia coinquilina era tornata a casa, sono andata a vivere a casa con delle ragazze che avevo conosciuto li e loro erano fantastiche, mangiavano pasta, mangiavano tutto e le vedevo serene, erano simpatiche, mi sono trovata  benissimo, e io infondo sapevo di essere come loro e quindi  a parte la pasta mangiavo come loro, tanto sapevo che mancava poco e sarei  ritornata a casa, ed ero convinta che una volta tornata a casa sarei stata la ragazza di sempre….

L’ultimo periodo sono stata bene, ero felice, avevo tutto, avevo solo in testa una gran confusione, non ero io, avevo pensieri strani, riflettevo su qualsiasi cosa, stavo crescendo non lo so, anche i miei genitori che mi erano venuti a trovare non mi riconoscevano, nei discorsi che facevo erano profondi e dati da riflessioni, ma più pensavo più avevo un casino assurdo in testa.

Anche quando è arrivato poi il momento di tornare, avevo sempre uno tsunami in testa ma mi sentivo felice, tanto felice, ero aperta,  più forte di carattere, simpatica, uscivo sempre e mi divertivo.

Una parte di me si era imposta di tornare come ai vecchi tempi perché nella mia città non potevo permettermi di tenere quella immagine , avevo lavorato e faticato tanto per avere la fama della ragazza “fighetta” magra che ama la palestra a la buona alimentazione, non potevo accettare che gli altri pensassero che avevo fallito che mi ero “ sfasciata” durante il viaggio, quindi  per buona parte dell’estate non sono andata al mare, sperando nel frattempo di ritrovare la forma, una volta esaurite tutte le scuse, e rendendomi conto che non avevo i risultati desiderati, ho cominciato ad andare al mare e anche li ci ho preso gusto, il mio nuovo carattere andava piano piano scemando ma comunque amavo ancora divertirmi ed ero ancora anche se meno, aperta.

Una sera uscendo con i miei amici, che avevo sempre temuto, ho provato enorme soddisfazione e mi ha fatto riflettere quando hanno cominciato a dirmi che stavo meglio così, che ero più bella e  spensierata, è stato soddisfacente perché  avevo un gran timore del loro giudizio.

Tuttavia quella parte di me non riesce a piacersi si era ormai insediata e il mio rapporto col cibo era comunque teso, tutte le volte che  vedevo una mia foto, compariva in me l’angoscia e il disprezzo per quell’immagine in cui proprio non mi riconoscevo e non intendevo riconoscermi… nonostante ciò ho passato comunque una bellissima un’estate, avevo tanti amici, con quelli più pazzi uscivo più spesso perché ero anche io così, ho visto tante albe, avevo anche uno pseudo ragazzo, di cui finalmente non ero succube, perché anche sotto quel punto di vista li in tutto ciò sono cresciuta.

Nel frattempo la mia necessità di dimagrire non  è scomparsa, quindi decisi di farmi seguire da un dottore che ammiravo tantissimo poiché  mi aveva già seguito in passato e dove avevo avuto risultati ottimi, ma nonostante l’impegno,  il  corpo e la bilancia mi erano comunque nemici.

L’università nel frattempo sembrava interessarmi poco, mi sentivo allo sbando, non avevo il controllo su niente, non avevo stimoli se non la palestra e il dimagrimento, mi pesava fare tutto, mi sentivo frustata su tutti gli aspetti, la voglia di uscire era svanita, mi sentivo inadeguata ovunque, ero silenziosa ero triste senza sapere il perché, i miei amici se ne accorgevano e me lo facevano notare e io mi sentivo per questo più triste, quindi ho deciso di usare “quel numero” dello psicologo, che mia mamma mi aveva dato qualche anno prima e che continuava in modo ossessionante a consigliarmi di andare, e io sperando in un miglioramento nel rapporto ormai insostenibile con lei ho deciso di usare, ed è stata la mossa migliore che abbia potuto fare in quel momento, perché  parlare  rendermi conto dei miei problemi, guardarmi dentro, mi ha fatto davvero bene e mi ha dato una grossa mano a uscire da questo disturbo..

In poco tempo ho ricominciato a impegnarmi per gli esami come un tempo, ho cominciato a seguire un programma alimentare assolutamente sano a cui ho deciso di affidarmi totalmente, senza considerare le calorie, e senza fare valutazioni personali, l’ho seguito alla lettera mangiando cose e quantità che fino a poco tempo fa consideravo  assurde, ma mi sono fidata , e mi sento ogni giorno sempre meglio,  ho smesso di pesarmi in modo ossessivo, da 3 volte al giorno sono passata a 2, poi a 1 al giorno, in seguito 1 volta ogni tre giorni fino ad arrivare a una volta ogni una o due settimane… anche a tavola riesco a regolarmi senza pesare tutto ossessivamente,  continuo a  pesare i carboidrati che comunque continuano leggermente a spaventarmi.

Sono arrivata in un punto in cui sto bene,  mangio e mi sento bene, non ho più difficoltà a digerire, pesantezza, e dolori e acidità di stomaco come a un tempo e ogni tanto avverto anche  lo stimolo della fame quando sforo i miei orari.

Continuo comunque a fare sport perché ci tengo a mantenere una certa forma, ho solo cambiato lo stereotipo, che non è più la modella supermagra e anoressica, ma è lo stereotipo di una ragazza sana, soda, tonica, ma lo ripeto soprattutto “sana”, non mi piaccio ancora come vorrei, l’insoddisfazione rimane, ma sono consapevole  di essere fortunata per la vita che ho ,  ho cominciato a prendere coscienza di me stessa e so di essere una persona interessate e cerco di coltivare i miei interessi, mi interessa molto meno del parere degli altri, perché io sono così e se gli piaccio, altrimenti non è un problema mio. Ho anche deciso di contornarmi solo di persone che mi fanno stare bene, non sono più io ad essere giudicata, ma a giudicare e a scegliere ciò e chi voglio accanto.

Ho ricominciato a vivere, l’altro giorno essendo priva di impegni  sono andata al mare con i miei amici, ho indossato il costume  senza  digiuni, fanghi e corse preparatorie, con un po’ di timore si, ma sono andata ed ero felice, e nel tragitto mentre pedalavo ascoltando la mia musica ,riflettevo e  sorridevo  perché ero soddisfatta e mi sentivo libera,  finalmente libera  da quella prigione virtuale, non ci sono più numeri ad influenzarmi le giornate o imperfezioni,  tutti i pensieri che mi oscuravano il viso una volta, non ci sono più, oggi posso andare al mare  con i miei 14 kg in più rispetto al giorno della sfilata, e tutti i miei difetti, perché fanno parte di me!!!

E quando poi al mare e  ho sentito le mie amiche dire fiere di aver saltato il pranzo o di sentirsi pesanti per aver mangiato un insalata ( e su questo ho fatto scuola io a tutte purtroppo, perché per più risultati avevo  più venivo emulata) la mia soddisfazione più grande  è stata nell’affermare: io oggi ho mangiato gli strozzapreti ed erano buonissimi!!! (cosa di cui qualche tempo fa mi saresti vergognata di ammettere). E l’ho detto anche nella speranza che mi seguano anche in questa cosa. E l’avere fatto questa affermazione mi ha fatto capire anche che riesco a  vedere il cibo in un altro modo, che i carboidrati le proteine ed ebbene si anche i grassi, mi sono amici, basta saperli assumere in dosi giuste, non bisogna amarli troppo o odiarli, perché non sono persone e non possono farti bene o male, il cibo va usato….

Rileggendo ciò che ho scritto ho provato una noia immensa e mi sto chiedendo come ho fatto per tutto questo tempo a dedicarmi solo a queste cose che non mi hanno lasciato niente se non sofferenza, è stato assolutamente tempo perso avrei potuto fare mille altre cose. linus felicità

Oggi finalmente mi sento più forte, posso permettermi anche di essere fuori dagli schemi che purtroppo la società ci impone, l’anoressia non è più una mia esigenza, non è più il mio traguardo, il mio obbiettivo da raggiungere, so che purtroppo il mondo funziona in base al dio denaro, e che il mondo del marketing vuole  inculcarti esigenze, ma essere magra da stare male non è un mia esigenza, ho trovato finalmente una identità che ancora sto costruendo e non mi importa  più eliminare i liquidi in eccesso per sentirmi meglio,  della prova costume non me ne frega una cippa, bisogna essere in forma sempre e avere sempre uno stile di vita sano e anche se non porto la taglia 38 ,  mangio carboidrati so di  non essere una persona pessima… ho un sacco di amici e amiche e molti di loro mi stimano, mi chiamano perché sono una persona gradevole e interessante, e molti mi chiedono consigli e li e ascoltano, e tutto questo me lo sono costruita da sola, e sono consapevole di avere  le potenzialità di fare tanto altro. E a chi mi dice che non mi tengo più come una volta perché sono ingrassata o mi permetto di uscire anche con una sneakers e una coda piuttosto che con il  tacco 12  che tuttavia amo ancora ogni tanto indossare, però l’immagine che ho di me è cambiata, io non sono barbie non voglio come amiche dei miei cloni  e come partner non desidero ken, voglio essere circondata da persone interessanti nel senso che abbiano interessi, qualcosa da trasmettermi, voglio conoscere il più possibile perché solo conoscendo e provando troverò la mia vera identità…

Non voglio come avevo prima una “identità confezionata “, voglio la mia identità e voglio esserne soddisfatta, e in tutto ciò non voglio più dedicare tempo alle calorie perché finalmente ho altro da costruire piuttosto che un fisico malato, è finalmente arrivato il momento di riempire quel “recipiente”  egocentrico e basta sprecare tempo!

V.M.


Volevo essere una farfalla

Volevo essere una farfalla

Volevo essere una farfalla

di Michela Marzano, edito da Mondadori, uscito nel 2011

“Volevo essere una farfalla”

«L’anoressia non è come un raffreddore. Non passa così, da sola. Ma non è nemmeno una battaglia che si vince. L’anoressia è un sintomo. Che porta allo scoperto quello che fa male dentro. La paura, il vuoto, l’abbandono, la violenza, la collera. È un modo per proteggersi da tutto ciò che sfugge al controllo. Anche se a forza di proteggersi si rischia di morire. Io non sono morta. Oggi ho quarant’anni e tutto va bene. Perché sto bene. Cioè… sto male, ma male come chiunque altro. Ed è anche attraverso la mia anoressia che ho imparato a vivere. Anche se le ferite non si rimarginano mai completamente.

In questo libro racconto la mia storia. Pensavo che non ne avrei mai parlato, ma col passare degli anni parlarne è diventata una necessità. Per mostrare chi sono e che cosa penso. Perché, forse, senza quella sofferenza non sarei diventata la persona che sono oggi. Probabilmente non avrei capito che la filosofia è soprattutto un modo per raccontare la finitezza e la gioia. Gli ossimori e le contraddizioni. Il coraggio immenso che ci vuole per smetterla di soffrire e la fragilità dell’amore che dà senso alla vita.»

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Una moderna schiavitù

 Nadia tu mi parli di bilancia, gonfiore, jeans stretti, pancia, cellulite, olio, pizza, cioccolato… ma non ti accorgi che qui c’è in gioco la tua libertà… dietro a tutti questi pensieri che banchettano nella tua mente c’è una vita che si sta inaridendo e si arrende al disturbo alimentare… Non hai più il controllo, non sei più libera… 

Nel 2016 non ci sono più pesanti catene di ferro a impedirci di essere liberi, non c’è l’inquisizione e il rogo, né fascisti o partigiani… Oggi la schiavitù è molto più sottile e invisibile… nel modo in cui ci si veste, in cui si parla, nell’aderire ai soliti stereotipi sociali, agli ideali di bellezza imposti dalle grandi marche, dai cosmetici… nel dover apparire, mascherarsi… che poi genera tutta questa paura di mostrarsi per come si è, e questa difficoltà ad accettarsi…

Nadia non stai lottando contro il gonfiore o i fianchi larghi… stai lottando per la tua libertà personale… la libertà di avere in testa sogni, desideri, progetti, fantasie e giochi… invece che essere schiavi di pensieri finti, sterili, pensieri che ci offrono soluzioni improbabili al nostro malessere: “Devo arrivare a 45 kg… Devo perderne ancora 5… Deve entrarmi il jeans dell’anno scorso… Devo avere la pancia piatta… altrimenti ho fallito… altrimenti non valgo niente… altrimenti faccio schifo…” Non sono i tuoi pensieri, Nadia, è una moderna schiavitù che ti vuole appiattire, annullare, costringerti all’infelicità, a inseguire una follia...

Credi davvero che sarai felice a xx kg?

Pensa a quello a cui rinunci… è anche difficile immaginarlo… non hai nemmeno l’idea di quello che può esserci in una vita in cui cibo e corpo vengono spodestati…

Allora prova a fare questo esercizio: ogni volta che ti viene il pensiero, per esempio “Sono gonfissima, devo eliminare..” tu sostituiscilo con “Cosa mi serve davvero per essere felice?”… o anche con il pensiero “Non è il gonfiore, né la pancia, né il cibo… è la mia libertà…”

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


disturbi alimentari

Cosa c’entra il cibo?

 “Il cibo è un falso problema.
Il cibo non c’entra.
Il problema è che tu vuoi essere magra.
Vuoi essere magra per essere più attraente.
Ma cosa vuoi attrarre veramente?
Ecco il tuo problema, ecco per cosa lotti anche contro te stessa…
Per attrarre cosa?
Stima? Invidia? Sesso? Affetto? Amore? Attenzione?
Cosa desideri veramente?
disturbi alimentariÈ questo che muove tutto il tuo comportamento.
È molto più utile tenere presente ciò che si vuole davvero.
Infatti non è sufficiente avere un certo aspetto per poter ricevere l’attenzione, l’affetto e l’amore che desideriamo.
Dobbiamo trovare le persone giuste, con le motivazioni giuste e facilitare questo obiettivo.
Un bel corpo attira le persone dell’altro sesso sul corpo.
Ma solitamente qualcuno ci ama per come si sente stando insieme a noi,
per come lo facciamo sentire, ovvero per il rapporto che abbiamo creato con lui/lei
che in qualche modo lo rende gratificato/a e felice.
Per questo è molto meglio una ragazza simpatica, allegra e con un bel carattere
a una bella. Una ragazza che ti da le sue attenzioni, che ti sorride, che si interessa a te,
che ti incoraggia, che ha fiducia in te, che ti apprezza, che ti ammira, che si diverte
con te e che ti fa divertire, una ragazza che dice quello che vuole invece che aspettarsi
che tu le legga nel pensiero…
Insomma una ragazza viva… spesso (ma non sempre) le ragazze che mangiano
sono più simpatiche di quelle a dieta..”


Fonte: citazione da un blog sui disturbi alimentari

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Mela - Magritte

Problemi col Cibo

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.”

Kahlil Gibran

Mela - Magritte

 I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono molto frequenti nei paesi occidentali: secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute ogni anno in Italia si ammalano oltre 9000 persone, spesso femmine nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni.

Di cosa si tratta

Chi soffre di DCA ha un rapporto alterato con il cibo, il peso e la forma fisica, che si esprime attraverso comportamenti pericolosi per la propria salute, come il vomito autoprovocato, le abbuffate, la dieta estrema, l’abuso di lassativi e diuretici.
A questi comportamenti si associano spesso depressione, ansia, irritabilità e comportamenti autolesivi, che si attenuano o scompaiono con la risoluzione del problema alimentare.
Spesso questo problema è l’espressione di un disagio psicologico che si può affrontare con successo in un percorso terapeutico integrato di riabilitazione nutrizionale e psicoterapia.

 

Campanelli d’allarme

  • Alterni il digiuno alle abbuffate
  • Utilizzi strategie per non aumentare di peso (vomito, lassativi, diuretici, attività fisica estenuante)
  • Hai molta paura di ingrassare anche se sei normopeso o sottopeso
  • Segui una dieta ferrea da molto tempo
  • Dai molta importanza al peso e alla forma fisica per sentirti bene con te stessa
  • Provi spesso profondi sensi di colpa relativi al cibo e insoddisfazione per il peso o la forma del tuo corpo
  • Quando sei sola tendi a perdere il controllo sul cibo (lo divori senza riuscire a fermarti)
  • Hai un forte desiderio di essere più magra
  • E’ importante per te avere un grande autocontrollo sul cibo e dominare la fame
  • Ti pesi molte volte in una settimana
  • Il cibo occupa molto spazio nella tua vita
  • Ti butti sul cibo quando provi noia, tensione nervosa, rabbia o tristezza

Cosa fare

In presenza di uno o più di questi comportamenti è importante contattare un professionista esperto in DCA, che possa fare una diagnosi accurata e programmare un intervento. Il trattamento ambulatoriale di tipo cognitivo comportamentale ha dato prova di notevole efficacia nei casi di lieve e moderata gravità. L’equipe terapeutica ideale per il trattamento di questi disturbi è composta da: psicoterapeuta, medico nutrizionista e dietista specializzati nella terapia dei DCA.

Quando il DCA colpisce un adolescente, i genitori dovrebbero essere coinvolti nella terapia perché la loro collaborazione è una risorsa molta preziosa e cruciale per il buon esito della cura.

 

Cosa dire

Se sei preoccupato per i comportamenti alimentari di un tuo conoscente, è importante esprimere le tue preoccupazioni in modo comprensivo e supportivo. Parla dei comportamenti specifici che ti hanno fatto pensare ad un DCA. Chiedi di affrontare questi aspetti con un professionista; offriti, se te la senti, di aiutarlo a prendere un appuntamento o di accompagnarlo alla visita. Evita il conflitto: se lui rifiuta di riconoscere l’esistenza del problema accettalo senza contraddirlo, ma lascia intendere che sei disponibile a parlarne in futuro, qualora lui lo volesse. Evita di indurre sensi di colpa o vergogna per i suoi comportamenti. Usa frasi come: “Sono preoccupato per te, perché rifiuti di mangiare” o “Mi spavento quando ti sento vomitare”. Evita le semplificazioni: “Se smetterai, tutto andrà a posto”.

Fallo riflettere sulle cose a cui rinuncia;  il cibo occupa troppo spazio nella sua vita, a scapito di una piena realizzazione di sé.

 

Complicazioni mediche

Le complicanze mediche dei DCA hanno entità variabile a seconda del grado di malattia, della durata dei sintomi e della loro gravità, a carico di:

  • Apparato cardiocircolatorio
  • Apparato gastrointestinale
  • Apparato muscoloscheletrico
  • Apparato genito-urinario
  • Sistema Nervoso Centrale e Periferico
  • Rischio di morte, nei casi gravi e cronici, legato alle complicanze del vomito, dell’abuso di diuretici e/o lassativi,  e della denutrizione

Sovrappeso e Obesita’

In caso di sovrappeso o obesità è utile un percorso psico-nutrizionale per la gestione del peso e dell’alimentazione emotiva, che possa bilanciare cambiamento e accettazione dell’immagine corporea.

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta