emozioni e cibo

Alimentazione Emotiva

“Fate l’amore con il sapore”

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“Non riesco a mandarlo giù”
“Sono pieno fino a qui di questa situazione”
“Mi è difficile da digerire e non vedo l’ora di sputarlo fuori”
“Quel tizio mi fa vomitare”
“Ti faccio ingoiare quello che hai detto…”

 Esistono molti altri esempi di come nella nostra cultura vi sia una confusione tra cibo ed emozioni. L’alimentazione emotiva significa usare il cibo per far fronte alle emozioni che abbiamo difficoltà a tollerare. Non è una malattia né un segno di debolezza: raramente infatti mangiamo solo per soddisfare la fame biologica e per nutrirci.

emozioni e cibo

L’alimentazione emotiva permette di affrontare situazioni di noia, ansia, rabbia o tristezza con una cosa che è sempre disponibile e che dà una gratificazione immediata: il cibo. Il vantaggio a breve termine è di bloccare o attenuare le emozioni negative. Lo svantaggio è che non permette di riflettere sulle proprie emozioni, distanziarsene, accettarle ed elaborare risposte adeguate. Succede infatti che disinneschiamo quelle emozioni assumendo del cibo ma perdiamo la possibilità di capire cosa le ha generate, e quindi fronteggiare la causa in modo da evitare che si ripeta.

In poche parole i problemi rimangono lì dove sono e le emozioni negative si ripresenteranno. Vi è poi il senso di colpa per aver perso il controllo sul cibo, tanto maggiore se in presenza di sovrappeso o obesità.

Può quindi verificarsi un circolo vizioso, che semplificando può apparire così:

Alimentazione Emotiva

Ecco 3 comportamenti tipici dell’alimentazione emotiva:

  • Spuntini furtivi, specie nel tardo pomeriggio, sera o tarda notte.
  • Pascolo, fame emotiva intermittente in luoghi differenti per tutto l’arco della giornata. Emozioni come noia, rabbia, paura..
  • Abbuffata compulsiva, seguita da senso di colpa, disgusto di sé e la convinzione che non ho il controllo sulla fame..

Cosa fare?

La soluzione più efficace per imparare a controllare l’alimentazione emotiva è il Counseling Psiconutrizionale, un ciclo di 5 o 10 incontri che si basa sulle moderne tecniche Cognitivo Comportamentali per affrontare sovrappeso ed obesità.

Counseling Psiconutrizionale: di cosa si tratta?


Una moderna schiavitù

 Nadia tu mi parli di bilancia, gonfiore, jeans stretti, pancia, cellulite, olio, pizza, cioccolato… ma non ti accorgi che qui c’è in gioco la tua libertà… dietro a tutti questi pensieri che banchettano nella tua mente c’è una vita che si sta inaridendo e si arrende al disturbo alimentare… Non hai più il controllo, non sei più libera… 

Nel 2016 non ci sono più pesanti catene di ferro a impedirci di essere liberi, non c’è l’inquisizione e il rogo, né fascisti o partigiani… Oggi la schiavitù è molto più sottile e invisibile… nel modo in cui ci si veste, in cui si parla, nell’aderire ai soliti stereotipi sociali, agli ideali di bellezza imposti dalle grandi marche, dai cosmetici… nel dover apparire, mascherarsi… che poi genera tutta questa paura di mostrarsi per come si è, e questa difficoltà ad accettarsi…

Nadia non stai lottando contro il gonfiore o i fianchi larghi… stai lottando per la tua libertà personale… la libertà di avere in testa sogni, desideri, progetti, fantasie e giochi… invece che essere schiavi di pensieri finti, sterili, pensieri che ci offrono soluzioni improbabili al nostro malessere: “Devo arrivare a 45 kg… Devo perderne ancora 5… Deve entrarmi il jeans dell’anno scorso… Devo avere la pancia piatta… altrimenti ho fallito… altrimenti non valgo niente… altrimenti faccio schifo…” Non sono i tuoi pensieri, Nadia, è una moderna schiavitù che ti vuole appiattire, annullare, costringerti all’infelicità, a inseguire una follia...

Credi davvero che sarai felice a xx kg?

Pensa a quello a cui rinunci… è anche difficile immaginarlo… non hai nemmeno l’idea di quello che può esserci in una vita in cui cibo e corpo vengono spodestati…

Allora prova a fare questo esercizio: ogni volta che ti viene il pensiero, per esempio “Sono gonfissima, devo eliminare..” tu sostituiscilo con “Cosa mi serve davvero per essere felice?”… o anche con il pensiero “Non è il gonfiore, né la pancia, né il cibo… è la mia libertà…”

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.