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Counseling Psiconutrizionale

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Quante volte abbiamo incominciato una dieta per perdere peso ma ci siamo arresi dopo qualche settimana di sacrifici estenuanti?

A volte si tratta di diete fortemente squilibrate, che comportano gravi privazioni di nutrienti e quindi sono poco tollerate dall’organismo (per fortuna…). Altre volte sono diete corrette ma che in ogni caso si scontrano con forti resistenze del nostro corpo; proviamo a concentrarci sul menù giornaliero, sulle quantità, ma non riusciamo ad avere la giusta continuità e piano piano le eccezioni diventano una regola fino a mollare la dieta.

Perchè è così difficile privarsi del cibo?

Quante volte abbiamo incominciato una dieta per perdere peso ma ci siamo arresi dopo qualche settimana di sacrifici estenuanti?

A volte si tratta di diete fortemente squilibrate, che comportano gravi privazioni di nutrienti e quindi sono poco tollerate dall’organismo (per fortuna…). Altre volte sono diete corrette ma che in ogni caso si scontrano con forti resistenze del nostro corpo; proviamo a concentrarci sul menù giornaliero, sulle quantità, ma non riusciamo ad avere la giusta continuità e piano piano le eccezioni diventano una regola fino a mollare la dieta.

Perchè è così difficile privarsi del cibo? torta o carote?

Il nostro stile alimentare è estremamente connesso a fattori emotivi e psicologici (oltre che culturali ecc.). Mangiare non è solo assumere nutrienti, è una gratificazione profonda e antica, con una forte spinta motivazionale, un po come ricevere un premio. Pensate poi a tutti gli aspetti evolutivi (ad esempio il latte materno che dona calore, cure ed affetto) e anche alla spinta biologica per la sopravvivenza della specie. L’alimentazione è poi intimamente legata a ricordi, vissuti personali, profumi, sapori ecc.

Il cibo, infine, viene comunemente usato per gestire le emozioni negative quotidiane (pensate ad esempio a quanto potremmo mangiare in tarda serata in solitudine davanti alla televisione, o nel momento di rilasciamento di tutte le tensioni giornaliere, lavorative ecc.).

E’ anche per questo che spesso mettersi a dieta non basta per riuscire a seguirla in modo continuativo.

Quando, in caso di sovrappeso, obesità, problematiche mediche, ci sono difficoltà a seguire una dieta corretta, è estremamente utile seguire un percorso di Counseling Psiconutrizionale.

Si tratta di un ciclo di incontri a cadenza settimanale (o bisettimanale) che tramite l’uso di diari alimentari e di tecniche di tipo Cognitivo Comportamentale affianca il percorso dietetico e permette di:

– trovare la giusta motivazione per portare a termine il percorso dietetico

– strutturare un cambiamento nello stile di vita

– distinguere fame biologica da fame emotiva

– imparare le tecniche di gestione della fame emotiva

– avere la possibilità di lavorare su eventuali problematiche relazionali o psicologiche che sottostanno alla difficoltà nel tollerare le emozioni negative

– individuare un obiettivo di peso ragionevole, ecc.


E’ un percorso che si svolge con la supervisione di un professionista nel campo dell’alimentazione.

Attualmente i dietisti che mi affiancano in questo percorso sono la dott.ssa Sara Biondi, la dott.ssa Mara Grandi, la dott.ssa Chiara Zannoni.


emozioni e cibo

Alimentazione Emotiva

“Fate l’amore con il sapore”

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“Non riesco a mandarlo giù”
“Sono pieno fino a qui di questa situazione”
“Mi è difficile da digerire e non vedo l’ora di sputarlo fuori”
“Quel tizio mi fa vomitare”
“Ti faccio ingoiare quello che hai detto…”

 Esistono molti altri esempi di come nella nostra cultura vi sia una confusione tra cibo ed emozioni. L’alimentazione emotiva significa usare il cibo per far fronte alle emozioni che abbiamo difficoltà a tollerare. Non è una malattia né un segno di debolezza: raramente infatti mangiamo solo per soddisfare la fame biologica e per nutrirci.

emozioni e cibo

L’alimentazione emotiva permette di affrontare situazioni di noia, ansia, rabbia o tristezza con una cosa che è sempre disponibile e che dà una gratificazione immediata: il cibo. Il vantaggio a breve termine è di bloccare o attenuare le emozioni negative. Lo svantaggio è che non permette di riflettere sulle proprie emozioni, distanziarsene, accettarle ed elaborare risposte adeguate. Succede infatti che disinneschiamo quelle emozioni assumendo del cibo ma perdiamo la possibilità di capire cosa le ha generate, e quindi fronteggiare la causa in modo da evitare che si ripeta.

In poche parole i problemi rimangono lì dove sono e le emozioni negative si ripresenteranno. Vi è poi il senso di colpa per aver perso il controllo sul cibo, tanto maggiore se in presenza di sovrappeso o obesità.

Può quindi verificarsi un circolo vizioso, che semplificando può apparire così:

Alimentazione Emotiva

Ecco 3 comportamenti tipici dell’alimentazione emotiva:

  • Spuntini furtivi, specie nel tardo pomeriggio, sera o tarda notte.
  • Pascolo, fame emotiva intermittente in luoghi differenti per tutto l’arco della giornata. Emozioni come noia, rabbia, paura..
  • Abbuffata compulsiva, seguita da senso di colpa, disgusto di sé e la convinzione che non ho il controllo sulla fame..

Cosa fare?

La soluzione più efficace per imparare a controllare l’alimentazione emotiva è il Counseling Psiconutrizionale, un ciclo di 5 o 10 incontri che si basa sulle moderne tecniche Cognitivo Comportamentali per affrontare sovrappeso ed obesità.

Counseling Psiconutrizionale: di cosa si tratta?


Una moderna schiavitù

 Nadia tu mi parli di bilancia, gonfiore, jeans stretti, pancia, cellulite, olio, pizza, cioccolato… ma non ti accorgi che qui c’è in gioco la tua libertà… dietro a tutti questi pensieri che banchettano nella tua mente c’è una vita che si sta inaridendo e si arrende al disturbo alimentare… Non hai più il controllo, non sei più libera… 

Nel 2016 non ci sono più pesanti catene di ferro a impedirci di essere liberi, non c’è l’inquisizione e il rogo, né fascisti o partigiani… Oggi la schiavitù è molto più sottile e invisibile… nel modo in cui ci si veste, in cui si parla, nell’aderire ai soliti stereotipi sociali, agli ideali di bellezza imposti dalle grandi marche, dai cosmetici… nel dover apparire, mascherarsi… che poi genera tutta questa paura di mostrarsi per come si è, e questa difficoltà ad accettarsi…

Nadia non stai lottando contro il gonfiore o i fianchi larghi… stai lottando per la tua libertà personale… la libertà di avere in testa sogni, desideri, progetti, fantasie e giochi… invece che essere schiavi di pensieri finti, sterili, pensieri che ci offrono soluzioni improbabili al nostro malessere: “Devo arrivare a 45 kg… Devo perderne ancora 5… Deve entrarmi il jeans dell’anno scorso… Devo avere la pancia piatta… altrimenti ho fallito… altrimenti non valgo niente… altrimenti faccio schifo…” Non sono i tuoi pensieri, Nadia, è una moderna schiavitù che ti vuole appiattire, annullare, costringerti all’infelicità, a inseguire una follia...

Credi davvero che sarai felice a xx kg?

Pensa a quello a cui rinunci… è anche difficile immaginarlo… non hai nemmeno l’idea di quello che può esserci in una vita in cui cibo e corpo vengono spodestati…

Allora prova a fare questo esercizio: ogni volta che ti viene il pensiero, per esempio “Sono gonfissima, devo eliminare..” tu sostituiscilo con “Cosa mi serve davvero per essere felice?”… o anche con il pensiero “Non è il gonfiore, né la pancia, né il cibo… è la mia libertà…”

1. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.


Mela - Magritte

Problemi col Cibo

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.”

Kahlil Gibran

Mela - Magritte

 I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono molto frequenti nei paesi occidentali: secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute ogni anno in Italia si ammalano oltre 9000 persone, spesso femmine nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni.

Di cosa si tratta

Chi soffre di DCA ha un rapporto alterato con il cibo, il peso e la forma fisica, che si esprime attraverso comportamenti pericolosi per la propria salute, come il vomito autoprovocato, le abbuffate, la dieta estrema, l’abuso di lassativi e diuretici.
A questi comportamenti si associano spesso depressione, ansia, irritabilità e comportamenti autolesivi, che si attenuano o scompaiono con la risoluzione del problema alimentare.
Spesso questo problema è l’espressione di un disagio psicologico che si può affrontare con successo in un percorso terapeutico integrato di riabilitazione nutrizionale e psicoterapia.

 

Campanelli d’allarme

  • Alterni il digiuno alle abbuffate
  • Utilizzi strategie per non aumentare di peso (vomito, lassativi, diuretici, attività fisica estenuante)
  • Hai molta paura di ingrassare anche se sei normopeso o sottopeso
  • Segui una dieta ferrea da molto tempo
  • Dai molta importanza al peso e alla forma fisica per sentirti bene con te stessa
  • Provi spesso profondi sensi di colpa relativi al cibo e insoddisfazione per il peso o la forma del tuo corpo
  • Quando sei sola tendi a perdere il controllo sul cibo (lo divori senza riuscire a fermarti)
  • Hai un forte desiderio di essere più magra
  • E’ importante per te avere un grande autocontrollo sul cibo e dominare la fame
  • Ti pesi molte volte in una settimana
  • Il cibo occupa molto spazio nella tua vita
  • Ti butti sul cibo quando provi noia, tensione nervosa, rabbia o tristezza

Cosa fare

In presenza di uno o più di questi comportamenti è importante contattare un professionista esperto in DCA, che possa fare una diagnosi accurata e programmare un intervento. Il trattamento ambulatoriale di tipo cognitivo comportamentale ha dato prova di notevole efficacia nei casi di lieve e moderata gravità. L’equipe terapeutica ideale per il trattamento di questi disturbi è composta da: psicoterapeuta, medico nutrizionista e dietista specializzati nella terapia dei DCA.

Quando il DCA colpisce un adolescente, i genitori dovrebbero essere coinvolti nella terapia perché la loro collaborazione è una risorsa molta preziosa e cruciale per il buon esito della cura.

 

Cosa dire

Se sei preoccupato per i comportamenti alimentari di un tuo conoscente, è importante esprimere le tue preoccupazioni in modo comprensivo e supportivo. Parla dei comportamenti specifici che ti hanno fatto pensare ad un DCA. Chiedi di affrontare questi aspetti con un professionista; offriti, se te la senti, di aiutarlo a prendere un appuntamento o di accompagnarlo alla visita. Evita il conflitto: se lui rifiuta di riconoscere l’esistenza del problema accettalo senza contraddirlo, ma lascia intendere che sei disponibile a parlarne in futuro, qualora lui lo volesse. Evita di indurre sensi di colpa o vergogna per i suoi comportamenti. Usa frasi come: “Sono preoccupato per te, perché rifiuti di mangiare” o “Mi spavento quando ti sento vomitare”. Evita le semplificazioni: “Se smetterai, tutto andrà a posto”.

Fallo riflettere sulle cose a cui rinuncia;  il cibo occupa troppo spazio nella sua vita, a scapito di una piena realizzazione di sé.

 

Complicazioni mediche

Le complicanze mediche dei DCA hanno entità variabile a seconda del grado di malattia, della durata dei sintomi e della loro gravità, a carico di:

  • Apparato cardiocircolatorio
  • Apparato gastrointestinale
  • Apparato muscoloscheletrico
  • Apparato genito-urinario
  • Sistema Nervoso Centrale e Periferico
  • Rischio di morte, nei casi gravi e cronici, legato alle complicanze del vomito, dell’abuso di diuretici e/o lassativi,  e della denutrizione

Sovrappeso e Obesita’

In caso di sovrappeso o obesità è utile un percorso psico-nutrizionale per la gestione del peso e dell’alimentazione emotiva, che possa bilanciare cambiamento e accettazione dell’immagine corporea.

Dott. Stefano Zucchi

Psicologo Psicoterapeuta